VITERBO – Per la serie LA conversazione del mercoledì, il 12 novembre incontro con GIORGIO DE FINIS maam/metropoliz

IL MUSEO SULLA LUNA

Il ragazzo della Grecia arcaica ha il sorriso degli dei. Non c’è dubbio, la bellezza è il volto estetico dell’etica.
Caravaggio se ne frega, ne fa un teorema della indipendenza delle forme dal contenuto. Il carnefice di Matteo è un saggio di statuaria classica, ma l’eroe è un vecchio steso a terra.
Fine della premessa e andiamo al dunque, che tanto è sempre un prendere posizione. Io sto col MAAM. Il singolo intervento può piacermi più o meno, ma percepisco la potenza dell’esperimento. Giogio de Finis ce l’ha nel cognome il concetto di limite e sul limite ci ha trascinati un po’ tutte.
Dove finisce il MAAM e dove comincia Metropoliz? dove s’intrecciano – opera per opera – passione e calcolo? Dove l’arte e dove la politica?
Qualche risposta la avremo mercoledì, altre ce le darà il tempo, ma un primo dato è già assodato: Giorgio si è inventato un confine, ha aperto un fronte. Nessuno sa come andrà a finire e questa è una gran cosa. Questa è bontà e quindi, per la via di Caravaggio, bellezza.
Perché ciò che Caravaggio mostra con l’evidenza del sole è che la puttana annegata del Louvre è una splendida Madonna mentre il popolino che crocifigge Pietro è solo strumento del potere ed è quindi osceno. L’ottusità del servo è bestemmia a fronte del concetto stesso di essere umano.
Metropoliz e quindi il MAAM, il MAAM e quindi Metropoliz, è l’espressione di un diritto sacrosanto e ne avverto potenza e bellezza. Altrove, troppo spesso, solo saggi di autoreferenzialità. Oltre la barricata, tra i servi, come sempre l’orrore.