Si è conclusa giovedì scorso la fortunata edizione primaverile del Salotto delle 6: cinque appuntamenti importanti, dedicati all’“immaginazione al potere”, sempre accolti da una grandissima partecipazione di pubblico; dalla strepitosa apertura con Claudio Lolli all’incontro finale con Piero Badaloni attraverso Vittorio Emiliani, Romana Petri e il toccante intenso momento, il più alto, raffinato e commovente, con protagonista il grande maestro Raffaele La Capria, venuto a Viterbo in esclusiva nazionale date le sue ormai rare partecipazioni ad eventi pubblici.
Il direttore artistico della rassegna, Pasquale Bottone, pur se molto soddisfatto dei risultati ottenuti, non può non stigmatizzare l’atmosfera cittadina in cui si è svolta la kermesse…
«Una realtà professionale che esiste da dodici anni – sottolinea Bottone – ha un curriculum di esperienze, ospiti e temi affrontati di tutto riguardo, è molto stimata dagli stessi operatori culturali sia a Viterbo che fuori, eppure va avanti, con testardaggine e grazie al caloroso affetto del suo pubblico, nell’assoluta indifferenza delle istituzioni cittadine, fatta eccezione per il Consorzio Biblioteche. Perché?? Evidentemente per interagire con suddette istituzioni esistono altre regole che non riguardano i criteri di serietà e applicazione nel lavoro, di qualità di proposta, e che mi sfuggono. L’impressione è che Il Salotto delle 6 dia fastidio a qualcuno, che questa sua affermazione avvenuta negli anni, al di fuori delle logiche di partito e dei giochi già fatti sia vista con sospetto dalle nomenclature come qualcosa di imprevisto, un’oasi di libertà di pensiero che sfugge al controllo dei soliti noti e quindi da non appoggiare in nessun caso. Ultimamente, ed è la seconda volta in pochi mesi, la fondazione Carivit, ad esempio, ci ha rigettato una richiesta di finanziamento inviandoci in risposta un prestampato sbrigativo e offensivo nonostante fossero stati posti alla loro attenzione nomi come La Capria, unica data in Italia, Emiliani, Badaloni: mi sa che in certe circostanze non guasterebbe un maggiore bon ton, e poi certi enti dovrebbero almeno spiegare, motivare: perché l’unica fondazione culturale cittadina si permette di ignorare appuntamenti di tale livello, è impegnata a finanziarne altri di livello notevolmente superiore? Bene, ci dica, quali sono?? E soprattutto qual è la sua linea editoriale e quali le priorità programmatiche, che non possano prevedere il sostegno alla prima rassegna letteraria nazionale made in Viterbo?»
CULTURA – Chi ha paura del Salotto delle 6?
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