-da Giovanni Fapperdue –
Questa mattina intorno alle dieci, mi sono recato ancora una volta al capezzale del Bullicame per verificare il suo stato di salute e, a stento, ho trattenuto la commozione. Non sto assolutamente esagerando.
La “callara”, uno dei monumenti naturali termali, più belli d’Italia, giaceva moribonda e collassata. Più che la nostra amata “callara” sembrava di vedere un cratere provocato dall’esplosione di una bomba, o dall’atterraggio improvviso e violento di un meteorite.
Infatti l’acqua, il prezioso e terapeutico elemento che da sempre è il suo orgoglioso ornamento, non c’era quasi più. Appariva solo una piccola quantità sul fondo, all’interno del collare di cemento che fa da supporto al tubo da 16 centimetri (sic!) che alimenta le Terme dei Papi. Poi solo il cratere, solo questa cavità col buco, vuota da fare pena. Vuota e deturpata che gridava vendetta. Vuota come io, che comincio ad avere un’età da senatore, non l’ho mai vista. In passato mi era accaduto più volte di lamentare la penuria d’acqua della “callara”, ma mai e poi mai, ho visto la nostra fonte principale del Bullicame, ridotta in questo stato pietoso. Allora ho riflettuto sulla falla che si è aperta durante i lavori effettuati al Pozzo S. Valentino (di pertinenza delle Terme Salus), ed ho dedotto che deve essere molto copiosa, per avere determinato questo enorme danno per il nostro Bullicame. Non è la prima volta che lavori e perforazioni sconvolgono l’equilibrio del nostro prezioso bacino del Bullicame. Ricordiamo come la riperforazione del “pozzetto”, all’interno del perimetro delle Terme dei Papi, diminuì tutte le portate dei pozzi circostanti compreso il Bullicame, azzerando totalmente i pozzi Gigliola e Uliveto di pertinenza delle ex Terme Inps. Poi di recente c’è stato l’azzeramento della sorgente storica delle Zitelle, a seguito di “lavori” sul terreno limitrofo di Geronzi. Al Bullicame, adesso le pozze non ricevono più l’acqua di sfioro della sorgente. Il Comune ha adottato una soluzione di emergenza con una pompa che pesca nella poca acqua residua. Ma la quantità è esigua con il risultato che le pozze sono piuttosto fredde e non consentono la balneazione. Il danno lo pagano così i cittadini viterbesi che non possono più usufruire di quei bagni terapeutici, che fanno tanto bene alla salute del corpo e della mente. Non sappiamo quanto durerà questo stato di cose, ma se non si riesce a chiudere presto questa falla, e a ripristinare il livello di sfioro della “callara”, si correrà il pericolo che il Bullicame non sarà più frequentato dalle famiglie viterbesi, così come accadde per tanti anni dal 1993 (anno di riperforazione del “pozzetto”) fino al 2010, data della costituzione dell’Associazione “Il Bullicame”. Non lo possiamo permettere.
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