NEWS – Viterbo dimenticata, il degrado dell’ex-Eca

Riceviamo e pubblichiamo da Viterbo Civica: ” Lì dove c’era un cinema ora c’è il nulla. All’indomani della bizzarra decisione di spostare la carrozza dei Priori a Piacenza per esigenze di spazio, Viterbo Civica si è fatta portavoce di un’iniziativa per trovare eventuali luoghi dimenticati nella nostra città, dove poter collocare la carrozza. Lanciata la proposta sulla pagina facebook del gruppo, dopo poche ore sono arrivate decine di segnalazioni. La cosa che ci ha sorpreso è che tutti ci hanno chiesto di mantenere l’anonimato, come se avessero paura di esporsi. Una sorta di omertà che la dice lunga su come ancora si tema di dispiacere il potente di turno. Tra le segnalazioni che ci hanno colpito c’era quella del complesso Ex-Eca, in via della Volta Buia 45, per cui siamo subito andati sul posto a verificare. Abbiamo trovato uno splendido palazzo del primo periodo rinascimentale, recentemente restaurato. Il portone era aperto, perché ospita la segreteria di una nota associazione di volontariato, aperta al pubblico due volte la settimana. All’interno un vero e proprio giardino, purtroppo, visibilmente trascurato. Le foto sono molto più eloquenti che mille parole e denunciano una situazione di abbandono, nonostante il restauro recente. Abbiamo chiesto agli abitanti della zona, qualche notizia in più, gli anziani del quartiere ricordano il palazzo come “Conservatorio del Buon Pastore”, perché nel 1862 diventò una casa d’accoglienza per fanciulle povere e donne traviate, diretta dalle suore del Buon Pastore. Sempre interrogando chi abita in zona, siamo venuti a sapere che, all’incirca trenta o quaranta anni fa, all’interno del palazzo c’era un asilo. Per qualche tempo il giardino è stato sfruttato anche come cinema all’aperto, un anziano signore lo ricorda come Cinema Arena. Una signora rammenta addirittura un magnifico affresco nel corridoio al primo piano. Facendo una veloce ricerca in internet si scopre che nel complesso c’erano effettivamente vari affreschi, eseguiti nella metà del secolo XVII. Scopriamo anche che nel 2005, dopo un primo intervento di restauro, si torna a parlare del complesso, poiché si pensa di utilizzare due unità abitative, all’interno della struttura, per ospitare temporaneamente donne vittime di violenza familiare, una sorta di continuità con quello che era l’antica destinazione d’uso. Ma questa proposta si frantuma come una bolla di sapone. Finché nel 2008 la Regione Lazio finanzia un progetto per il completamento del complesso con un importo di 250.000 euro (dati riportati sul sito ufficiale del Comune di Viterbo), per destinare la struttura a tre associazioni di volontariato impegnate nella gestione di ragazzi con disabilità psicomotoria. L’intento è di creare dei laboratori e dei miniappartamenti (si parla di circa 20) per l’autonomia di questi ragazzi. E qui si apre tutta una pagina di brutta politica viterbese, con assegnazioni poco chiare, fatte in assenza di bando e locali dati in comodato d’uso prima d’ottenerne l’agibilità. Fatto sta che dopo quattro anni, il complesso è ancora vuoto e in attesa di essere utilizzato dalla collettività. Noi di Viterbo Civica non siamo giornalisti, non facciamo inchieste, siamo persone comuni e come tali, ci poniamo le semplici domande che ogni cittadino si pone davanti a uno stato di cose che non capisce, sperando che qualcuno ci dia le risposte. Il Comune è a conoscenza del suo patrimonio immobiliare e di com’è gestito? Il progetto di farne una struttura destinata ai ragazzi con disabilità è ancora valido? Oppure questi miniappartamenti saranno assegnati con bando pubblico? Fanno parte di quel famoso housing sociale di cui tanto si era parlato nei mesi scorsi? A noi da profani, sembrerebbe, considerando la configurazione del palazzo, il luogo ideale dove istituire un museo dedicato alle macchine di Santa Rosa, riflettendo anche che con la nomina Unesco ci sarebbe bisogno di un museo rappresentativo dove esporre i modellini della macchina che ora sono sacrificati in uno spazio non adeguato a San Pellegrino. Arricchirli con l’esposizione degli abiti del corteo e, come ciliegina sulla torta, ospitare la mazza d’argento e la bistrattata carrozza dei Priori. Il tutto arricchito da pannelli con spiegazioni storiche e ricostruzioni digitali. Noi sogniamo in grande e immaginiamo che nella struttura possa nascere anche un bookshop, che venda tutta una serie di gadget legati alla macchina. E una caffetteria che possa utilizzare il bellissimo giardino, per venire incontro a un turismo che cerca questo tipo di attrattive. Immaginiamo un ritorno in termini economici anche per i negozianti del Corso, con i turisti obbligati a passarci per recarsi al museo. Nelle prossime settimane verificheremo le altre segnalazioni che ci sono pervenute, anticipandovi che ci saranno grosse sorprese, nel frattempo vi invitiamo a continuare a inviarci informazioni al nostro indirizzo: viterbocivica@libero.it

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