CULTURA – Bolsena e Perugia, quelle strane similitudini tra le mura etrusche

– di Marco Morucci –
Una ricerca effettuata da un archeologo alternativo umbro ha fatto venire alla luce delle inconsuete similitudini esistenti tra le mura etrusche di Bolsena e quelle di Perugia.
Stranamente, seppure datate in epoche molto differenti ( II sec.a.C. e IV sec.a.C. ) rivelano infatti dei parallelismi che non dovrebbero essere presenti, ambedue hanno impresse nei blocchi con i quali sono stati costruiti delle lettere e dei segni che per ora restano misteriosi perché ad ora non si è riusciti a risalire al loro significato.
Ma quello che colpisce di più la fantasia è il fatto straordinario che associa anche Sorano a Perugia e Bolsena.

Sembra degli studi attuali affermino che tutte e tre sarebbero dotate di porte Scee, un sistema di costruzione che le rendeva inviolabili agli attacchi nemici, copie originali della più celebre porta di Troia.
Porta Capite è l’entrata principale della città di Velzna, molti non sanno nemmeno di cosa si tratti, questo perché da oltre 50 anni dalla sua scoperta attende di essere riportata alla luce, mai stata apprezzata, solo perché creduta eretta dai romani.
Ma essendo l’unica dei tre accessi alle città rinvenute ancora parzialmente intatta, quest’anno il Gruppo Archeologico Velzna Fioravanti cercherà di riportarla alla luce, così finalmente sarà possibile poter ammirare l’imponente entrata della città sacra degli Etruschi, circondata da mura maestose scrisse Zonara, questa è la cinta muraria di Bolsena lunga circa sei kilometri e in alcuni punti misura di tre metri di spessore ma tutta perlopiù interrata e dimenticata.
Altri tre chilometri circondavano la parte portuale, mura che in più occasioni sono venuti alla luce, l’ultima lunga circa cento metri con i resti di una torre scoperta in loc. Pescara, anch’essa costruita con grandi conci di tufo e con lettere scolpite ma anche essa come il resto della cinta della città finita nell’oblio o sotto il cemento armato.
Viene alla mente un vecchio detto: il passato, le gesta eroiche dimenticate cantate nelle leggende prima o poi risorgono alla loro giusta gloria.

6 Comments

  • Rispondi
    GAV "Alessandro Fioravanti"
    2015/02/24

    Ha perfettamente ragione l’autore dell’articolo, quando afferma che la porta etrusca di Bolsena in questione (Porta Càpite) è sconosciuta ai più! Ed egli evidentemente fa parte di quelli che non conoscono questo monumento ed in generale il territorio bolsenese. Porta Càpite non è la porta di accesso principale alla città antica, ma la porta che collegava la parte “bassa” di Volsinii a quella “alta”, ed era inserita in un tratto di mura interno che divideva la città in due (diateichisma); nell’eventualità di un attacco e sfondamento della cinta nella parte bassa, gli aggrediti potevano rifugiarsi nell’acropoli passando appunto da questo accesso interno alla città rafforzando le difese. L’impianto della porta è di derivazione delle conosciute porte Scee e prevedeva il passaggio esclusivamente a piedi o al massimo a cavallo, a differenza delle altre porte presenti nella cinta esterna di Volsinii percorribili anche con carri. Il G.A. Velzna, che in accordo con la Soprintendenza a breve inizierà la campagna di scavo, si augura di poter restituire questo monumento alla città e finalmente di datare una volta per tutte la cinta difensiva, che per oltre sei chilometri circondava l’antica Volsinii.

    • Rispondi
      marco
      2015/02/26

      Prendo come buono il commento, infatti prima di averla ripulita da 60 anni di abbandono, ogni teoria è valida.
      Certo è strano, gli Etruschi avrebbero costruito una porta inviolabile simile alla porta di Troia per un misero passaggio pedonale e questa mi sembra un idea diciamo parecchio bizzarra.
      Se poi si prende in considerazione che dalla parte portuale sarebbe stato impossibile trasferirsi nella parte alta con un carro oppure a cavallo, questo lo considero proprio ridicolo, ma io rispetto le opinioni di tutti.
      Come scrisse Manzoni: ai posteri l’ardua sentenza, ricordo però agli amici bolsenesi che è dal 2008 sforno teorie che spesso si rivelano esatte.
      Consiglio poi agli aderenti del novello gruppo archeologico di leggere il mio ultimo articolo sulle mura di Velzna poichè questo è ormai datato.

  • Rispondi
    GAV "Alessandro Fioravanti"
    2015/02/27

    Invitiamo il Sig. Morucci, oltre che a leggere gli studi del Dott. T. Fabiano Buchicchio sul monumento in questione, compresa la planimetria presentata durante il convegno di Alatri, a visitare il sito. È evidente dalle sue parole che non ne conosce né l’ubicazione, né le dimensioni reali né il contesto, altrimenti non avrebbe scritto le inesattezze da noi contestate. Per qualsiasi chiarimento, sempre che lo voglia, il G.A. è a disposizione.

    • Rispondi
      marco
      2015/02/27

      Caro direttore vedo che si è già dimenticato che qualche settimana fa mi ha bloccato l’accesso alle pagine del gruppo e quindi non posso leggere niente.
      Ho già visto la ricostruzione di Buchicchio e secondo me non rispetta la realtà è basata sulle uniche parti visibili scoperte dall’alluvione del 1960.
      Le ricordo anche caro direttore, che sono stati i miei articoli contro Orvieto che hanno svegliato l’opinione pubblica, senza di essi il gruppo archeologico di Bolsena non sarebbe mai stato realizzato.

  • Rispondi
    GAV "Alessandro Fioravanti"
    2015/03/01

    Il GA è nato esclusivamente,come da statuto, per tutelare, valorizzare e riprendere gli scavi archeologici nella nostra meravigliosa cittadina. In questi pochi mesi di attività abbiamo risistemato parte della zona archeologica di Poggio Moscini, ripulito e preparato il sito di Porta Càpite per lo scavo stratigrafico che a breve inizieremo, iniziato il lavoro di pulizia e messa in sicurezza della necropoli del VII sec. a.C. di Poggio Pesce/Battaglini per renderla fruibile al pubblico; tutto ciò grazie al lavoro volontario e gratuito dei Soci. Siamo talmente concentrati su Bolsena che non abbiamo né il tempo né la voglia di affrontare le questioni campanilistiche, sterili e lontane dalla seria ricerca scientifica; è questa la linea ufficiale del GA Velzna. Ammiriamo e rispettiamo la splendida città di Orvieto, ma pensiamo e lavoriamo esclusivamente per Bolsena e questo ci basta. Sulla pagina Fb del gruppo, aperta a tutti, è stata pubblicata questa precisazione in merito all’articolo qui trattato.
    “La “Porta Càpite” di Bolsena, su cui verrà fatta la prossima campagna di scavo in accordo con la Soprintendenza e il Ns. G.A., era all’epoca inserita nel tratto di mura che divideva la parte “bassa” di Volsinii, con la parte “alta” (dall’odierno quartiere del Castello fino alla Mozzeta di Viètana). Questo tratto di mura trasversali, detto Diateichisma, permetteva agli abitanti della città di rifugiarsi, in caso di attacco e sfondamento delle difese a valle, nella parte più fortificata e sacra, in pratica l’acropoli. La porta in questione presenta una caratteristica che probabilmente la rendeva accessibile solo a piedi o a cavallo, ovvero la larghezza, che nella sua parte più stretta è di circa 1,80 mt.. Da questi dati si evince che Porta Càpite non era una delle porte di accesso alla città, come alcuni pensano ed erroneamente scrivono, ma di comunicazione tra i due settori della città che il diateichisma creava.” Sperando di aver accontentato i diretti interessati, il GA augura una buona Domenica a tutti

    • Rispondi
      marco
      2015/03/23

      Noto delle piccole dimenticanze, la necropoli di Poggio pesce è stata ripulita nel 2008 dall’associazione Acqua di Lubriano che organizzava già allora visite guidate, quanto a Porta Capite aspettiamo il termine dei lavori di ripulitura ma ricordo che le città Etrusche avevano tre porte due sono nella parte bassa del porto quindi ne rimane solo una, non discuto sulla serietà dei vostri lavori ma lo sperone nell’angolo di entrata serve per far girare i carri quindi non può essere pedonale. Ciao e buon lavoro.