CULTURA – Fede e paganesimo del Sacro Fuoco di Bagnaia

-Di Gatti Alessandro-

La festa del “Focarone” di Sant’Antonio Abate a Bagnaia è uno degli eventi folkloristici più caratteristici dell’intera provincia, capace di attrarre visitatori da tutta Italia, mentre non mancano gli stranieri affascinati dalle usanze ancestrali legate al territorio della Tuscia viterbese.
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio il Sacro Fuoco riunisce a sé, per una notte intera, grandi e piccini in un evento imperdibile per gli amanti del folklore, della carne e della birra.
Le origini di questa festa risalgono a ben prima l’Epoca Cristiana, costituendo tutt’ora un simbolico patto con Sant’Antonio affinché continui a proteggere gli animali, da cui per secoli, è dipesa la sussistenza della popolazione locale.
Prima del Cristianesimo si accendeva un grande fuoco nella piazza centrale come buon auspicio per evitare che pestilenze, malattie e spiriti negativi gravassero sul bestiame, vero motore dell’economia delle arcaiche società agresti.
Ancora oggi riviviamo, in uno splendido connubio di storie e tradizioni, quella che fu un tempo una simbologia mistica ed un rito popolare per rendere omaggio ad un Santo Protettore.
Nonostante nel corso dei secoli il significato della festa sia stato reinterpretato, per non dire travisato, conviene ricordarne l’intento iniziale che, se pur dalle origini contaminato da superstizione popolare e paganesimo, serbava la genuinità di un’invocazione a San Antonio Abate.

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